A rivelarlo e' l'edizione 2018 del Rapporto Ispra-Snpa "Qualità dell'ambiente urbano", presentato a Roma nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani al Senato dal presidente dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Stefano Laporta, e dal direttore generale Ispra, Alessandro Bratti.
Non mancano però i segnali positivi. Il trend delle concentrazioni di PM10, PM 2,5 (polveri sottili con diametro inferiore o uguale a 2,5 micrometri, ndr) e NO2 (biossido di
azoto, ndr) e' infatti in diminuzione e le emissioni di PM10 primario, prodotto da riscaldamento domestico e trasporti, ma anche da industrie e altri fenomeni naturali, diminuiscono del 19% in dieci anni, passando dalle 45.403 tonnellate (Mg) nel 2005
alle 36.712 tonnellate (Mg) del 2015.
Nella classifica degli sforamenti da PM10, dopo Brescia, si posizionano Torino e Lodi con 69 giorni, mentre nel 2017 il valore limite annuale per l'NO2 è stato superato in almeno una
delle stazioni di monitoraggio di 25 aree urbane. Sempre nel 2017 sono più di 25 i giorni di superamento dell'obiettivo a lungo termine per l'ozono in 66 aree urbane su 91 per le quali erano disponibili dati e il superamento del valore limite annuale per il PM2,5 in 13 aree urbane su 84.